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IBM lascia Assinform!
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- Creato Martedì, 28 Settembre 2010 10:08
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Secondo la filiale italiana di Big Blue, Assinform non riesce a rappresentare con efficacia le istanze dell'information technology. Ibm, la società guidata da Nicola Ciniero, ha deciso quindi di fare da sola. E da sola è uscita da Assinform.
La decisione apre un problema non da poco per l'associazione degli industriali che ha nel mondo legato alle tecnologie il quarto settore industriale italiano con oltre 400 mila addetti (come ama ricordare il presidente di Assinfomr Paolo Angelucci). Però a dispetto del peso, l'Ict in Italia conta poco e Ibm, sette mila dipendenti in Italia, ha deciso di lasciare l'associazione “perché riteniamo non riesca più a rappresentare con efficacia le istanze dell'information technology”. Secondo la filiale italiana di Big Blue l'associazione delle imprese informatiche ha una scarsa capacità di lobbyng e non riesce a incidere sulle scelte di politica industriale del governo.
Nonostante l'uscita da Assinform, Ibm continua a fare parte delle strutture territoriali di Confindustria. Paolo Angelucci, presidente di Assinform, non commenta la scelta della società guidata da Nicola Ciniero e spiega: “E' un momento di chiarimento. In questa fase c'è un forte malessere nei confronti della politica di entrambi gli schieramenti che si interessa poco di innovazione. Questa, non dimentichiamolo, è la prima crisi che colpisce anche il nostro settore”.
Secondo Luigi Ferro di Businessmedia24.com, la decisione di Big Blue è una dura condanna per l'associazione delle aziende Ict. Che è vero che in questi anni non ha ottenuto nulla, ma l'ambiente non è stato molto favorevole.
Molti quotidiani, a partire dal Sole24ore ed il Corriere, hanno raccontato il malessere dei piccoli imprenditori nei confronti delle associazioni degli imprenditori. Per poi scoprire che il malessere è invece dei big, con Fiat che ha minacciato di uscire da Federmeccanica e Ibm che non ha minacciato, ma è uscita da Assinform.
Le ragioni delle due aziede sono differente ma sono entrambe la spia di una situazione difficile per la rappresentatività di Confindustria, l'efficacia della sua azione e il rapporto con la politica.
Ibm critica Assinform perché in questi anni non è riuscita a ottenere praticamente nulla di quanto ha ripetutamente chiesto alla politica. A partire dai piani Paese che avrebbero dovuto introdurre abbondanti dosi di Ict nella scuola, sanità, Pa, turismo e altri settori per passare alla lotta contro l'in house, alla rottamazione del software fino alla battaglia per l'equo compenso. Perduta pure quella.
E poi ci sono altre proposte come il credito d'imposta per la ricerca, gli ammortamenti brevi per gli avviamenti e altre, come la riduzione dell'Irap, agognata dall'intero sistema industriale italiano oltre che un piano di Industria 2015 per l'It. Quando dei cinque progetti di Industria 2015 ( fra i quali l'It non era compresa) da tempo un paio giacciono nei cassetti del ministero. E quando è stata varata la Tremonti-ter il software ne è stato escluso.
La politica non è mai stata prodiga di attenzioni nei confornti dell'Ict. Perché di tecnologia in generale in molti non ne capiscono nulla, perché si pensa che a livello italiano il settore conti nulla, perché si produce poco made in Italy. D'altronde, era stato un ministro delle Comunicazioni di qualche governo fa a dichiarare in un convegno che c'era bisogno di software italiano dimenticando la produzione di gestionali di Teamsystem o Zucchetti che sono adattissimi e normalmente utilizzati dalle piccole e medie imprese italiane.
E poi, non bisogna dimenticare che anche in Confindustria quando c'è da disputarsi i pochi fondi disponibili concessi dal governo la lotta è molto aspra.
Per quanto sopra, alla fine della fiera appare eccessivo addossare la colpa ad Assinform. Questo non è un paese per Internet o l'Ict, questa non è la classe politica adatta per recepire il messaggio di innovazione che arriva dall'Information Technology e molti imprenditori non sono ancora riusciti a capire che un pc non è un costo, ma un investimento. Difficile che Ibm da sola possa cambiare questa situazione.
Fonte: Lineaedp